Tempus fugit
Un senso di inquietudine, un groppo allo stomaco, emozioni altalenanti. Ecco cosa ho provato quando ho finito di leggere Cinquemila chilometri al secondo di Manuele Fior (Coconino Press, 2010), premiato al Festival Internazionale di Angoulême del 2011.
Lucia, Piero e Nicola sono i tre protagonisti di una storia tutta incentrata sui sentimenti, precari e instabili, raccontata con tanti salti temporali e di ambientazione, cosa che accentua notevolmente il senso della transitorietà.
La storia si apre con il trasloco di Lucia e della madre in una nuova casa, all’interno di un condominio dove abitano anche Piero e Nicola. Sono ragazzi e le loro strade si incrociano grazie ad un cambiamento, il primo di una lunga serie che questo libro racconta.
Sì perché il tempo scorre veloce e la vita porta sia Lucia che Piero a vivere lontano, la prima ad Oslo e il secondo in Egitto. Sono viaggi nel viaggio più lungo dell’esistenza che vede legami nascere, morire, ritornare e intrecciarsi. E i protagonisti non sembrano mai sereni.
La lontananza per prima, si sa, fa riaffiorare ricordi e genera nostalgia. La vita stessa intanto, dal canto suo, impone scelte e decisioni che sono sempre giuste quando si prendono, perché nascono da un bisogno interiore, ma a distanza di tempo si rivelano per ciò che sono state e che hanno portato.
Ogni scelta, ogni decisione è una causa e un effetto, è un’azione e una reazione. Questa concatenazione muta il corso delle cose, cambia il modo di essere dei soggetti e inevitabilmente anche la vita e il sentire delle persone che gli stanno intorno.
Poi ci sono le coincidenze (ma saranno tali?), le notizie, le telefonate che arrivano per caso nel momento più giusto, che è allo stesso tempo anche il più sbagliato. E nulla si può fare per evitarlo.
E il tempo passa inesorabile, a Cinquemila chilometri al secondo. Ogni capitolo del libro, ogni capitolo della vita, è come la pioggia, che inizia a poco a poco, aumenta di intensità e alla fine diventa un temporale che porta tutto via. Ma il sereno torna dopo la tempesta e, come è naturale, il sole riprende a splendere e la vita ricomincia.
Un libro che fa tanto pensare.
Manuele Fior incanta con i suoi acquerelli. Le tinte in alcune fasi fredde (quando la storia è ambientata in Norvegia), in altre calde (con Piero in Egitto), a momenti cupe (quando infuria il temporale) e poi luminose si armonizzano perfettamente con il ritmo e l’atmosfera del racconto, aiutando il lettore ad immergersi nella narrazione.
Una curiosità il titolo: «cinquemila chilometri e un secondo» è quanto separa Lucia e Piero quando si parlano per telefono, dai fiordi alle piramidi. La distanza in chilometri non serve spiegarla, mentre “un secondo” è il ritardo audio. Cinquemila chilometri al secondo è un concetto altro, che ben si lega al tempo che corre, ma che non trova un preciso riscontro testuale nel fumetto.