Il mito “Callas” vs Maria, l’essere umano
Come non acquistare e non leggere tutto di un fiato Io sono Maria Callas di Vanna Vinci (Feltrinelli Comics, 2018)? Questa graphic unisce la mia recente passione per il fumetto con quella che ho fin da bambina per la lirica, quindi non potevo proprio perdermela!
La lettura non ha tradito le aspettative e anzi, questo libro è stato un modo, sicuramente inusuale e non convenzionale, di ripercorrere la biografia della mia cantante preferita.
Vanna Vinci ha il merito di aver effettuato un’approfondita ricerca storica, cosa che traspare alla lettura, e di aver fatto luce non tanto sull’icona che fu Maria Callas, quanto sulla complessa intimità di Maria: la donna, l’essere umano.
Sì, in definitiva in Maria Callas aveva luogo un’eterna lotta tra due persone: la donna qualsiasi, piena di enormi insicurezze che cercava riscatto con l’arte e nel contempo si condannava con legami ossessivi, influenze negative e cattivi pensieri; “la Callas”, la leggenda di sé stessa, mito e divinità incarnato perfettamente dal personaggio di Medea.
La graphic descrive minuziosamente i rapporti della cantante con sua madre, con Giovanni Battista Meneghini, con Aristotele Onassis, con Luchino Visconti, con Franco Zeffirelli e Pier Paolo Pasolini; racconta il perché del dimagrimento e la tragedia della perdita del figlio nel 1960.
Ogni avvenimento, artistico e non, viene narrato anche attraverso i commenti, le voci (e le maldicenze) che il suo entourage, di fan e di sostenitori, ma anche di detrattori e di concorrenti, non risparmiò in alcuna occasione.
Al mito, si sa, non sono permessi sconti e nel caso di Maria Callas nemmeno alla donna. E come sia andata a finire, ombre a parte, purtroppo lo sappiamo: morì in assoluta solitudine a Parigi il 16 settembre del 1977 a soli 54 anni.
Per quanto all’autrice interessasse delineare la storia personale di Maria Callas, e non “la storia della musica”, grazie a questo fumetto, gioco forza, si ha modo di respirare l’atmosfera di quella che fu l’età dell’oro della lirica, con i suoi maggiori protagonisti e tutto quello che vi girava intorno.
I disegni in bianco e nero, con degli sprazzi di rosso, fotografano alla perfezione tutte le mutazioni di Maria Callas ma anche gli altri volti, gli ambienti, la moda.
Sfogliando le pagine sembra quasi di immergersi in quell’epoca e di poterne gustare le inconfondibili sonorità, divenute immortali grazie alle migliaia di registrazioni che sono state prodotte e che abbiamo la fortuna di conservare.
Io sono particolarmente legata a quel periodo della musica, sia per gusto personale, sia perché mio nonno Gennaro D’Angelo (che ho amato tanto e che non c’è più già dal 1991, avevo 12 anni), era un direttore d’orchestra e in quegli anni era direttore sostituto dell’orchestra della RAI di Roma.
Ha avuto ovviamente modo di lavorare con tutti i più noti cantanti, strumentisti, compositori e direttori dell’epoca, di cui oggi mi rimangono molte foto con autografi e dediche a lui rivolte.
Fra i tanti ebbe la fortuna e l’onore di conoscere e dirigere anche Maria Callas quando venne a Roma per eseguire all’Auditorium della Rai del Foro Italico la Norma di Bellini, accanto al grandissimo Mario Del Monaco.
Insomma questo fumetto tocca delle corde particolari, facendomi tornare alla memoria indirettamente anche una storia familiare di cui so solo dai racconti di mio papà e di mia zia. Una storia che porto nel cuore con un bel po’ di nostalgia e che avrei voluto poter condividere con mio nonno… Prima dei dodici anni ero troppo piccola per chiedere tutto ciò che oggi vorrei tanto sapere.