Jakob, Mimmi e i cani parlanti e la gentrificazione
Quanta storia dietro a Jakob, Mimmi e i cani parlanti di Elīna Brasliņa (Sinnos Editrice, 2022), una Prima graphic per bambini dai sei anni in su che viene dalla Lettonia! È tratta liberamente dall’omonimo film di animazione Jēkabs, Mimmi un Runājošie suņi. Diretto da Edmunds Jansons (Atom Art Studio), con Elīna Brasliņa nel ruolo di production designer, è uscito nelle sale lettoni nel 2019, nell’ambito delle celebrazioni del centenario dell’indipendenza del paese.
Il lungometraggio animato (e di conseguenza anche il fumetto) ha come archetipo il libro per ragazzi della scrittrice lettone Luīze Pastore: Maskačkas stāsts (Una storia del distretto di Maskatchka), pubblicato nel 2013 con le illustrazioni di Reinis Pēterson.
Jakob è un bambino di circa sette anni, serio, che si sente già grande e che ama tanto disegnare. Raffigura di frequente le città dei suoi sogni e crede che le sue fantasticherie diventino realtà. Un giorno vorrebbe diventare un architetto, proprio come suo padre. Quando quest’ultimo, sempre indaffarato, deve partire per un viaggio di lavoro, è costretto a trasferirsi per qualche giorno dalla cugina Mimmi e dallo zio Falco, un ex marinaio che dice sempre di essere un pirata. Abitano ad Ortica, quartiere periferica della sua stessa città.
È un posto piuttosto strano per lui, abituato alla modernità del centro. Di bello non ci trova proprio niente, di sicuro non gli enormi grattacieli che progetta suo papà. «Tutto è vecchio e sghembo e puzza», persino i cani danno insolite e preoccupanti occhiate. Mimmi poi non lo aiuta a sentirsi a casa. Di base ha un caratteraccio, in più non è per niente contenta di ricevere Jakob e dunque non si impegna affatto per risultare ospitale.
Così Jakob in un momento di rabbia progetta un’Ortica tutta nuova, con case alte prodigi della tecnica al posto di quelle obsolete e non al passo con i tempi. Quando però Cingolo, un avido e spietato uomo d’affari, piomba all’improvviso per la costruzione di edifici avveniristici abbattendo gli alberi, Jakob crede che sia colpa sua, che le sue fantasie divengano realtà. È allora che appiana le divergenze con Mimmi. I due si coalizzano di fronte ad una missione importante: preservare e difendere Ortica, la sua storia e i suoi spazi verdi. A loro si unisce anche un branco di cani del luogo. Sono tanti, diversi fra loro e coraggiosi. Capo per primo. Lui è il boss. In più, strano a dirsi, sono dotati di parola. Come andrà a finire?
Jakob, Mimmi e i cani parlanti affronta con semplicità temi complessi quali la gentrificazione, la lotta tra idealismo e realismo, il contrasto tra ambientalismo e interessi economici in un mondo capitalistico globalizzato. È un’esortazione ad essere cittadini attivi, al fare squadra, al vivere sociale indipendentemente dall’età. Un messaggio che arriva forte e chiaro grazie ai toni umoristici e vivaci della narrazione, all’avventura.
Se il focus del fumetto è universale è pur vero che in taluni contesti storici, sociali e culturali determinate frizioni e contraddizioni si palesano con maggior evidenza e brutalità. Per questo motivo non concordo del tutto con la scelta di cambiare il nome della località in cui è ambientata la storia, nell’edizione italiana. Nel cartone animato, nel romanzo della Pastore, così come nella versione originale del fumetto e in altre traduzioni, Ortica è Maskatchka. Non un luogo di fantasia dunque, bensì un noto distretto di Riga, la capitale lettone, peculiare per storia e conformazione architettonica.
Conosciuto in via ufficiale come Maskakvas Fǒrstate (suburbio moscovita), Maskatchka è per l’appunto una “enclave” russa che sorge sulla sponda destra del fiume Daugava. Un microcosmo in bilico tra due popoli e due culture, testimone di due regimi totalitari. Ha origini che risalgono al medioevo, al XIV secolo. Vi sono edifici antichi, spesso in legno o in mattoni rossi, piccole botteghe, fabbriche, un caratteristico e grande mercato, strade lastricate, chiese di culti diversi. Fino al 1941, anno in cui fu distrutta dalle fiamme, vi sorgeva anche la più grande sinagoga del paese. Nel periodo della seconda guerra mondiale il quartiere è stato trasformato in ghetto per trentamila ebrei lettoni circa, destinati poi ai campi di sterminio.
Oggi l’aspetto generale del sobborgo è intriso di rigore sovietico. Il tempo sembra essersi fermato. L’atmosfera è decadente. È collegato con il tram e attraversato da una strada che conduce direttamente nella capitale russa e dunque nella madrepatria della gran parte degli autoctoni. Lo domina la cosiddetta Stalin Cake, imponente edificio che ha sosia in altri paesi dell’ex blocco orientale. Voluto fortemente dal dittatore, è nel tipico stile imperiale di Stalin o comunque esempio dell’architettura neoclassica socialista, ed era ed è ancora la sede dell’Accademia delle Scienze.
Elīna Brasliņa in Jakob, Mimmi e i cani parlanti descrive graficamente Maskatchka, che fa da scenografia al racconto, attraverso una palette di colori caldi autunnali, con un effetto tendenzialmente retrò in cui prevalgono i toni dell’arancione, del rosso e del marrone, tipici dei lastricati, dei mattoncini e del legno di cui sono rivestite le facciate dei palazzi del suburbio. I disegni digitali sono moderni nel tratto, sfumati, nel complesso onirici e leggeri in quanto privi del contorno nero, così come le vignette. Si esprimono al meglio nella realizzazione delle scene d’insieme, dove ogni soggetto si distingue dall’altro sia fisicamente sia per espressione emotiva. I lunghi e sottili nasi rossi e orecchie del medesimo colore dei personaggi sono un marchio di fabbrica, un particolare che rende immediatamente riconoscibile l’autrice.
Qua e là nelle tavole è suggestivo ritrovare diversi luoghi reali di Maskatchka. L’ingresso della casa di Mimmi in Maskavas ielā 137 (guardate qui su Google Maps!), il sottopassaggio pedonale del ponte Salu, l’Accademia delle scienze, la chiesa di San Michele Arcangelo (Svētā Erceņģeļa Mihaila baznīca). I parchi raffigurati sono il Maskavas dārzs e il Miera dārzs. Inconfondibile poi il ponte Vanšu con i suoi stralli, tra i simboli di Riga.
Ma in Jakob, Mimmi e i cani parlanti anche altri elementi sono rispondenti al vero, pur se semplificati e stilizzati. Già nella quarta di copertina compare il tram n. 7. È la linea che serve la zona. Le vetture utilizzate, prodotte dalla Tatra, sono esattamente come le fotografa Elīna Brasliņa: bianche e azzurre e dalle linee squadrate. Lo stesso dicasi per le caratteristiche tettoie dove fare asciugare la biancheria all’aria aperta (veļas žāvētavas), spazi pubblici condivisi per esempio fra una o più palazzine. Dettagli che l’occhio cattura, che colpiscono e rimangono impressi.
Saputo e analizzato tutto ciò l’Ortica di Jakob, Mimmi e i cani parlanti in italiano non basta più. Perché non dire che Jakob proviene dalla parte centrale e moderna di Riga, e si ritrova catapultato con Mimmi a Maskatchka? Così si è resa avulsa la narrazione, priva di larga parte della sua connotazione, del suo portato di significati. Perché annullare il legame con la terra della creatrice del fumetto, nel quale è intrinsecamente immersa?
Presumibilmente Maskatchka è stato considerato un toponimo troppo complicato da leggere per i bambini in età da scuola primaria (Sinnos mira alla leggibilità per tutti, come espresso nell’articolo su Fuga in punta di piedi). Forse però lo si sarebbe potuto rendere con una perifrasi, un giro di parole. Inoltre si sarebbe potuta trovare la modalità per spiegare ai più piccini l’intero background: la realtà di un paese lontano dal nostro. Il fumetto avrebbe gettato un seme in più di conoscenza, impegnandosi di rimando per la memoria di avvenimenti dai quali i bambini non devono essere troppo difesi. Curiosi come sono non si fermano davanti a nulla, e anzi, sono sempre alla ricerca di risposte alle loro domande.
Jakob, Mimmi e i cani parlanti è un fumetto dedicato ai più piccoli comunque denso di insegnamenti, persuasivo e che ha tanto da dire anche così, geograficamente e culturalmente decontestualizzato. Per bambini di oggi, adulti di domani, responsabili dei propri territori, consapevoli dell’importanza della tutela paesaggistica, dell’ambiente e delle tradizioni tutte.