La radura, il lutto nella vita e nel cuore di un bambino
È tutto nel titolo il senso del fumetto di esordio dell’illustratrice tedesca Antonia Kühn: Lichtung nell’edizione tedesca (Reprodukt, 2018), ossia La radura (Diabolo Edizioni, 2020). È la radura in un bosco, un luogo di assenza, di lontananza fisica tra gli alberi, dove però la luce può filtrare fra la vegetazione. Nel fumetto è uno spazio reale e tangibile ma ancora più un luogo metaforico e simbolico.
La radura è il vuoto nel cuore di una famiglia. Paul Sperling, l’undicenne protagonista della storia è la voce narrante. Era piccolo, aveva solo sei anni quando sua mamma Thea è morta in circostanze inspiegabili, suicida o per un tragico incidente. Adesso è solo nell’affrontare lunghe ore quotidiane piene di tristezza e di ricordi indistinti.
Anche Lauri, sua sorella maggiore, soffre ma lo esprime diversamente. È distante, colma di rabbia. Della perdita della madre probabilmente incolpa se stessa. L’adolescenza d’altro canto è la fase in cui la contestazione è strumentale alla creazione del proprio io, ma serve anche a fare notare di aver bisogno di aiuto. Per sentirsi forte e colmare le proprie lacune Lauri si rifugia nel suo discutibile gruppo di amici, e i guai sono dietro l’angolo.
Papà Karl dal canto suo tiene tutto il dolore dentro di sé. Non riesce a parlarne perché è ancora troppo coinvolto ed è a disagio. In più è stanco e svuotato, impegnato com’è da sempre a provvedere finanziariamente ai suoi cari con un lavoro in fabbrica che non dà tregua, scandito da orari proibitivi e sfiancanti turni di notte. Un impiego che non lascia il giusto margine ai pensieri e alle emozioni che, più che sopite e rimosse, andrebbero accettate e metabolizzate.
Assolutamente amorevole, si accorge del disagio dei figli e se ne preoccupa, ma il tempo per occuparsene è troppo poco. Fa quel che può. Il suo tentativo è di tenere viva una fiammella di memoria, con piccoli gesti affettuosi. Quando ricorre la data del compleanno di sua moglie Thea c’è sempre in tavola una Kalter Hund, tipica torta tedesca al cioccolato senza cottura. A Paul piace tanto ma ora fatica a mangiarla. Papà e figlio poi ballano insieme sulle note della canzone preferita della mamma trasmessa alla radio.
Tutti questi riti però sono sempre sconfitte, pesi che, più che lievi celebrazioni del ricordo, fanno chinare le spalle. Lauri non vi partecipa e anzi, spesso si defila non risparmiando parole trancianti. Insomma, tre solitudini vivono insieme sotto lo stesso tetto, mondi tanto vicini quanto incompenetrabili. Si cercano ma non si trovano e non riescono a dialogare. Legami apparentemente dissolti che invece a piccoli passi si rinsaldano e si addolciscono grazie agli sforzi del piccolo di casa.
Paul nella noiosa quiete del suo tempo libero sente forte il bisogno e il desiderio di ricordare e rielaborare. Vuole far riemergere dal cassetto della memoria la sua infanzia perduta troppo presto, nonché l’unicità e la forza del vincolo con sua madre. Cerca dappertutto notizie e indizi. Come pezzi di un puzzle da una scatola, immagini vaghe e scomposte riaffiorano grazie a vecchie lettere colme di non detti, foto di quando non era ancora nato, cartoline, oggetti di casa e dai suoi stessi sogni.
E così si scopre che la radura era il rilassante scenario per i picnic cui partecipava anche la sorella di Thea, la zia Hedda, non più partecipe della vita di famiglia. C’era il sole, la torta, il caffè. Dal pontile ci si poteva tuffare nel piccolo lago per un bagno rigenerante, o salire in barca per fare un giro. Lì vicino Thea e Karl avevano comprato la casa nuova. Vi si erano trasferiti dalla zona del mar Baltico, mettendo forse troppi chilometri, in senso proprio e figurato, dal nucleo familiare di origine di Thea.
Alle giornate estive al lago invece che al mare Paul e Lauri avevano presto fatto l’abitudine. Per pranzo, panini fatti in serie dalla mamma e banane con messaggi da lei scritti sulla buccia. C’erano scivoli e altri giochi vicino alla riva ed era un piacere nuotare, andare in bicicletta e stendersi all’ombra. Una stagione felice della vita, un nastro improvvisamente spezzato che non può essere riavvolto.
Ma la radura non è solo un ambiente aperto, o il profondo vuoto interiore causato da un blocco emotivo. È anche un necessario spazio per la consapevolezza. Paul lo crea nella sua mente chiarendo il presente attraverso il passato, cui va incontro. Un lavorio costante conscio e incoscio che narrativamente si traduce in ricorrenti salti temporali oltre che in dolci, malinconiche e dolorose visioni oniriche. E come sono frammentari i ricordi, di conseguenza lo è la gabbia del fumetto sulla quale l’autrice opera un’evidente sperimentazione.
Le vignette vi sono inscritte come le tessere scorrevoli del gioco del 15, o come le immagini riflesse nella casa degli specchi del luna park, o gli elementi di un lungo festone origami. Emergono dal nulla, da tavole bianche, trovano il loro posto, acquistano senso nella sequenza e si integrano attraverso incastri e accostamenti inusuali, come tanti spezzoni di una memoria silenziosa che deve essere ricostruita.
I disegni a mano multistrato, ottenuti cioè in più passaggi sovrascrivendo con una matita via via più morbida e dove necessario cancellando con la gomma, sono in bianco, nero e toni di grigio. Morbidi, sfumati, dal tratteggio evidente spesso graffiato e particolareggiati, seppur non del tutto realistici, esprimono alla perfezione le atmosfere e i sentimenti che sottendono al fumetto. Infantili ma per nulla banali, sono perfetti per fare immedesimare il lettore col punto di vista personale di un bambino, talvolta incredibilmente maturo, altre volte decisamente diverso da quello degli adulti, persino a A testa in giù.
Colpiscono le ambientazioni, dagli scorci delle città della Germania Est socialista tra la metà degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, con i palazzoni austeri, alle atmosfere più rarefatte dei boschi e delle costruzioni che vi sorgono, basse e con i tetti a spiovente.
Sconvolge per capacità evocative la potente resa grafica dei messaggi onirici e del subconscio di Paul abitato, per citare il film di animazione Inside Out, dal riproporsi continuo del suo ricordo base:
«La giostrina… Appesa al soffitto di camera nostra era un regalo di mia zia Hedda per la nascita di Laura, mia sorella maggiore. Per sette anni ha continuato a girare instancabilmente. Poco dopo il mio quarto compleanno abbiamo lasciato il mare… E la zia Hedda. La giostrina è stata imballata con cura prima del trasloco. Ma tutti i fili di sono ingarbugliati formando piccolissimi nodi. Alla fine, nel nuovo appartamento, mia madre ha tagliato tutti i fili e ne ha rimessi di nuovi. Nel farlo si è dimenticata di una delle figure. Da allora quella figura vive nel nostro armadio a muro».
Quell’uccellino tondo, onnipresente ne La radura, è un simbolo e un testimone muto della disgregazione dei rapporti nella famiglia Sperling. La giostrina è infatti la metafora della struttura familiare: senza un pezzo fondamentale è sbilenca e non può girare correttamente.
Nel contempo quella figurina che vive nell’armadio è un secondo narratore. Compare e si dilegua per tornare a palesarsi in situazioni e posti sempre diversi, inaspettati e insospettabili, a volte con delicatezza, a volte come un elefante in una cristalleria. Mette in discussione le scoperte di Paul che come un detective cerca di creare una sua verità sulla morte della mamma, fra le diverse verità che vengono a galla, complicate per lui da interpretare e comprendere del tutto.
Incredibile il costante effetto visivo che Antonia Kühn ottiene giocando a giustapporre linee bianche e nere, sottili o spesse, verticali o oblique, sinuose o spigolose, ma anche elementi geometrici come quadri, scacchiere, triangoli e pois, sempre a colori alternati. Sono proprio ovunque ne La radura. Eccole nei vestiti dei differenti personaggi, nei rivestimenti, nelle tappezzerie e nel mobilio delle abitazioni, nei giocattoli, nel mondo subacqueo, nei tronchi degli alberi che puntano verso il cielo.
Quando poi i tratti si distorcono e si deformano, come accade agli strati delle fette di torta, è perché il tormento per il lutto si fa improvvisamente insopportabile, impedendo di godere della lineare e consueta quotidianità e di percepire il calore dei raggi del sole. Onde del tracciato di un elettrocardiogramma che in forma più classica registra ed evidenzia ritmo, pause e intensità emozionale del fumetto.
Nulla si risolve realmente al termine de La radura, incantevole e toccante fumetto calmo e intimista. Tutti gli interrogativi e i dubbi che emergono rimangono intenzionalmente senza risposta. In me una certezza: vorrò sempre l’abbraccio protettivo materno e paterno, quel caldo ventre in cui sentirmi accolta e sicura, dal quale sono uscita quando sono diventata grande come Paul dalla serra di vetro.
Lo desidero oltre misura oggi che i miei genitori sono ancora al mio fianco, un po’ in disparte per lasciarmi libera di esplorare il mondo, emancipata. Lo anelerò in futuro quando, più in là possibile, non ci saranno più. So già che da quel momento peregrinerò per tenerli ancora una volta stretti a me, dentro di me, serenamente. In accordo. In ogni tempo.