Le Radium Girls, operaie immolate al profitto
Grace Fryer, Katherine Shaub, Albina Maggia Larice, Quinta Maggia Mc Donald, Amelia “Mollie” Maggia, Edna Bolz Hussman, Catherine Wolfe Donohoue, Hazel Kauser, Marguerite Carlough, Sarah Carlough Maillefer, Helen Munch, Irene Rudolph, Eleanor “Ella” Eckert, Charlotte Nevins Purcell, Marie Becker Rossiter, Margaret “Peg” Looney, Inez Corcoran Vallat, Frances Glacinski O’Connell, Mary Ellen “Ella” Cruse, Pearl Payne. Sono alcune delle donne cui è dedicato Radium Girls, di Cyrielle Evrard, in arte Cy, sceneggiato da Aurélien Ducoudray e inserito nel 2022 nella collana Astra di Star Comics. Donne realmente vissute e fin troppo dimenticate.
Nel 1918 sono impiegate come operaie nella USRC – United States Radium Corporation, fabbrica di orologi fondata nel 1914 dal medico ucraino Sabin Arnold von Sochocky e da George S. Willis nella cittadina di Orange, in New Jersey. Devono dipingere ogni giorno 250 quadranti con una costosa vernice al radio, la UnDark, che rende i numeri luminescenti e dunque visibili al buio.
Per essere produttive e veloci sono formate ad un processo di tipo sequenziale. I gesti, ripetitivi, sono sempre gli stessi: lip (alliscia il pennellino tra le labbra), dip (prendi la vernice), e paint (dipingi). La paga è a cottimo ma permette loro un’indipendenza e di godersi la gioventù.
La scoperta del radio avviene nel 1898 ad opera dei fisici Pierre e Marie Curie. L’elemento, numero atomico 88, viene isolato nel 1902. Già allora Pierre Curie capisce la sua tossicità. Negli anni Venti le industrie non riescono a non farsi attrarre dalla sua luminescenza. Il radio è utilizzato, oltre che per la fabbricazione di orologi e sveglie, in molti beni di consumo. È inserito fra gli ingredienti dei cosmetici, fra cui creme per le rughe e unguenti vari, dei farmaci, è utilizzato per la preparazione delle vernici, nel campo della segnaletica notturna, e dell’alimentazione animale.
Le masse non sono conscie della pericolosità del radio, non sono disponibili a tutti informazioni a riguardo, tanto più che i prodotti sono continuamente pubblicizzati, in ogni modo possibile. Le ragazze della USRC, credendolo innocuo, si divertono a dipingersi unghie, denti, viso e le vesti dopo il tramonto. E poiché di notte brillano si chiamano scherzosamente Ghost Girls.
Nel corso dei mesi ovviamente cominciano a palesarsi gli effetti nefasti dell’esposizione alla radioattività. Le operaie cominciano a soffrire di gravissime patologie. C’è chi si ammala di tumore, chi abortisce, chi soffre di forti anemie, o subisce fratture delle ossa. Il tessuto osseo del corpo e del viso diventa friabile, si disgrega completamente. Il mal di denti e la loro caduta è per tutte il primo di una serie di sintomi destinati a peggiorare. L’evoluzione del quadro clinico ha sempre esiti mortali.
Eppure nelle fabbriche come la loro, ai piani alti c’è chi conosce i rischi del maneggiare il radio. I proprietari degli impianti ben si guardavano dall’avvicinarsi alla vernice UnDark. I chimici e gli scienziati invece utilizzano sempre schermature al piombo, maschere e altre precauzioni. Il profitto però fa così gola da arrivare a nascondere il problema.
Alle lavoratrici che pongono domande si risponde in modo elusivo, e se poi esagerano, si arriva anche al licenziamento. Le aziende chiedono ai medici di celare le morti collegate all’uso del radio dietro ad altre diagnosi. È la sifilide la causa ufficiale del decesso di Amelia “Mollie” Maggia, la prima a morire a nemmeno venticinque anni, il 12 settembre del 1922. Trattandosi di una malattia venerea, scredita l’immagine della defunta.
È Grace Fryer a intuire la correlazione dei mali delle sue colleghe con il lavoro e a decidere di intentare una causa contro la United States Radium Corporation che le ha silenziosamente condannate a morte. Impiega due anni per trovare un avvocato disposto a difenderla: Raymond Berry. Alla sua battaglia legale si uniscono altre sue quattro amiche e colleghe operaie: Edna Hussman, Katherine Schaub e le sorelle Quinta Maggia McDonald e Albina Maggia Larice.
Hanno tutte una salute talmente compromessa da non poter presenziare alla seconda udienza. Vincono poi in extragiudiziale, dopo un periodo di sospensione. Il tribunale condanna i padroni della USRC a pagare un risarcimento e le spese mediche. È grazie alle Radium Girls, così le definiscono i media attraverso i quali il caso fa scalpore, che nasce il diritto dei singoli lavoratori: la possibilità di citare in giudizio i datori di lavoro per malattie professionali. Dal 1937 inoltre si comincia gradualmente ad abbandonare l’uso del radio, almeno per finalità diverse da quelli della medicina. La US Radium Corporation lo utilizzerà ancora per anni, ma senza danno per altri lavoratori.
Un fumetto fortemente emozionante che, oltre a rendere giustizia alle Radium Girls, a questo affiatato gruppo di donne, e a celebrarne la memoria, permette di immergersi nel periodo e nel contesto geopolitico in cui le vicende occorrono. Siamo negli anni a cavallo tra le due guerre mondiali. Nelle fabbriche il lavoro viene organizzato secondo lo scientific management proprio di taylorismo e fordismo. Alle donne negli Stati Uniti viene concesso per la prima volta il diritto al voto. Fiorisce l’Art Déco, si balla lo swing e l’antiproibizionismo è aggirato con la proliferazione degli speakeasy, locali in cui si vendono illegalmente bevande alcoliche, gestiti di frequente dalla criminalità organizzata.
La moda è quella ben rappresentata dalle sei protagoniste, diverse fra loro, sia per aspetto fisico che per mentalità: più o meno al passo con i tempi e i mutamenti sociali. In genere portano i capelli corti con il taglio a bob ed eleganti copricapo a cloche. Di giorno indossano abiti dritti, morbidi, con la vita bassa, camicie maschili, gonne a pieghe, cardigan, cappottini o mantelline. La sera abiti sbracciati, leggeri, fluenti, che disegnano una figura longilinea, influenzati come sono dalla corrente modernista dell’arte. Spesso arricchiti con paillettes, o frange e lunghe collane.
Invece in spiaggia, al mare, rischiano sanzioni se i loro costumi da bagno sono troppo succinti, e di conseguenza considerati indecenti. I modelli nonostante ciò pian piano cominciano ad accorciarsi. Nei cinema tra gli altri si distribuiscono i film di J. Searle Dawley, anche se forse non il suo cortometraggio muto di Frankenstein, libero adattamento dal romanzo di Mary Shelley, prodotto dagli Edison Studios. Era di qualche anno più indietro, del 1910.
I disegni di Cy, frutto di tanta documentazione, sono perfetti per veicolare questa storia. Sono interamente eseguiti con le matite colorate, otto per l’intero fumetto. La scelta cromatica infatti è molto ristretta, nei toni del viola e del verde radio, che insieme si valorizzano. Una tavolozza davvero d’effetto. È il colore scelto di volta in volta come base del disegno a creare un’atmosfera diversa.
Si passa da colori molto carichi, al bianco della carta, passando per tinte più evanescenti. Le splash page non sono molte e sono riservate per lo più alla raffigurazione simbolica della morte delle giovani operaie. Ricordano i poster in style déco. I motivi a raggi solari, caratteristici di quei manifesti, divengono nel fumetto la rappresentazione grafica delle radiazioni che attraversano i corpi senza lasciare scampo. Le forme femminili, in parte scomposte e fortemente geometrizzate, rimandano invece alle modalità proprie del cubismo.
Per approfondire le vicende delle Radium Girls è consigliata la lettura del libro di Kate Moore, The Radium Girls: The Dark Story of America’s Shining Women (Sourcebooks, 2018), fondamentale per la realizzazione del fumetto. Consultare le fonti primarie rimane sempre la scelta migliore. Non c’è cosa più suggestiva che consultare via Internet la notevole ed unica collezione digitale di documenti archivistici: Records Related to Radium Dial Painters, 1917-1949 (National Archives Identifier 40978844).
«I National Archives degli Stati Uniti hanno creato e pubblicato online la collezione “Radium Dial Painters“, contenente la riproduzione digitale di documenti cartacei contaminati da radiazioni che vanno dal 1917 al 1949. I documenti sono stati rinvenuti dai professionisti della Environmental Protection Agency (EPA) durante le operazioni di bonifica dei vecchi impianti produttivi della United States Radium Corporation (USRC). Dopo la scannerizzazione, le versioni originali dei documenti sono state distrutte in quanto potenzialmente rischiose a causa della loro radioattività […] Corrispondenze legali, risultati di esami diagnostici, articoli di stampa e altri materiali raccolti e conservati negli archivi aziendali testimoniano della coraggiosa lotta di giovani operaie che, a caro prezzo, contribuirono all’ottenimento di conquiste fondamentali e inalienabili per milioni di lavoratori»
Dal sito web del PARER, Polo archivistico dell’Emilia Romagna
Grazie a Radium Girls è possibile una riflessione sull’importanza della prevenzione e dell’uso dei dispositivi di sicurezza negli ambienti di lavoro e sul rischio delle malattie professionali. Questo fumetto impone inoltre un ragionamento su quanto impegno ci sia stato da parte di alcune donne perché migliorassero le condizioni dell’impiego femminile, non riconosciuto e affatto tutelato, invisibile e sconosciuto quanto il sacrificio di alcune di loro. Uno sforzo che ha giovato a tutti. Un altro livello di lettura induce ad approfondire il ruolo che hanno avuto (tra le altre) le donne migranti italiane come le tre sorelle Albina, Quinta e Amelia Maggia, nello sviluppo sociale ed economico di altri paesi, nel caso specifico degli USA.
Tutte considerazioni quanto mai attuali in un periodo in cui aumentano gli infortuni sul lavoro e le morti bianche, dovute anche alla manipolazione di sostanze pericolose, per esempio l’amianto, pur se bandito da anni. Vogliamo parlare della fuga dei cervelli italiani? Quante persone lasciano un’Italia che non offre prospettive? Dunque quante donne italiane ancora oggi contribuiscono alla crescita di altri paesi, dopo essere state formate in Italia? E quanto c’è da fare nel nostro paese e non solo, per equiparare di fatto e di diritto il lavoro femminile e quello maschile? E per fare emergere e valorizzare il lavoro dei migranti? Per tutti questi motivi, ben vengano i fumetti come Radium Girls. Ce n’è sempre tanto bisogno.