Sangue dal naso e altre avventure infantili nella DDR
Succede spesso da grandi di sentire un profumo e come per magia di essere catapultati indietro nel tempo alla propria infanzia. Un’emozione che parla al cuore, un regalo del nostro naso, organo che funziona meglio di qualsiasi macchina del tempo. Ed è proprio di odori, Sangue dal naso e altre avventure che racconta la graphic novel autobiografica scritta ed illustrata da Nadia Budde. Edita in Germania da S. Fisher Verlage nel 2010 con il titolo Such dir was aus, aber beeil dich, ossia Scegli qualcosa, ma fai in fretta, è arrivata in Italia nel 2017 grazie a Topipittori e alla collana gli anni in tasca.
«I ricordi del naso di un bambino sono per sempre nascosti nella testa di un adulto»
Nadia Budde, nata a Berlino nel 1967, nei dieci brevi capitoli e un intermezzo di Sangue dal naso e altre avventure, ricorda i suoi anni Settanta nella DDR socialista. Le visite dai nonni, il tempo dilatato, le estati che non finiscono mai, i bagni nel mar Baltico, i giochi, la scuola e la compagnia degli adulti. Le loro esistenze sono così strane e indecifrabili!
Confronta continuamente il contesto della grande città, in cui abita, e il mondo della campagna dove vivono i nonni. Due universi distinti un po’ per tutto, dalle minuzie all’imponderabile: la morte. Quotidiana, normale e ovunque quella rurale. Più rara, d’effetto, drammatica e eccitante quella urbana.
In campagna la vita è semplice e senza tempo. È antiquata come la mise della nonna con il suo fazzoletto in testa, il grembiule fantasia senza maniche e la retina per tenere in ordine i capelli. Anche i mutandoni che ogni tanto stende ad asciugare al sole fanno lo stesso effetto. Che dire poi della coda di volpe rossa o la martora con due teste e tante zampette? Hanno anche un odore particolare, dolciastro, mentre l’armadio in cui sono riposte sa decisamente di muffa.
Il nonno ha pochi capelli e la pelle del collo con le crepe, è vestito con la giacca da lavoro, i pantaloni di velluto a coste e il berretto con la visiera, come gli altri anziani di paese. Ha solo otto dita e un proiettile conficcato nel braccio a perpetuo ricordo della guerra. Fuma di continuo e di continuo tossisce.
Il loro lavoro, i passatempi, le attività quotidiane e la loro casa sono tipici della vita agricola. Galline, martore, topi e altri animali. Alcuni un giorno ci sono e l’altro non più. In qualche caso perché il traffico sulla strada non perdona. Così, diversi Miao affollano la memoria di Nadia Budde bambina. Per praticità meglio cambiare il gatto ma mantenerne il nome.
Durante il regime socialista tante donne lavorano instancabilmente nei campi, con mansioni molto dure e prettamente maschili. Sopportano qualsiasi fatica e sono indipendenti. Per questo in apparenza sembrano forti, e anche più anziane di quel che sono: Ingrid, Renate, Monika, Anneliese, Petra, Gertrude, Hertha. Sono tutte abbigliate uguali e in due versioni: quella da lavoro e quella da casa. Chiacchierano fra loro ad alta voce, sempre aggiornate sulle faccende di chiunque.
Sono nerborute, hanno i gomiti rugosi, grossi seni, polpacci muscolosi, mani e piedi callosi per il duro lavoro con le zappe, i peli sotto le ascelle e sentore di sudore. I loro capelli dopo la permanente dal parrucchiere puzzano di bruciaticcio. Ognuna poi ha il suo odore distintivo, a seconda dell’attività preminente: di birra, di coniglio, di patate…
Per le rare ricorrenze speciali anche loro si agghindano e i profumi che si mescolano sono pervasivi. Annualmente a marzo, per la festa della donna, ognuna sceglie e si regala un fiore. Recisi non si trovano, perciò la nonna ha aguzzato l’ingegno e messo su una piccola attività. Crea fiori di stoffa. Con una spilla da balia si possono appuntare all’occhiello. Sono colorati e confezionati insieme in scatola di cartone: pratoline, margherite, campanule, primule, bucaneve, mughetti e fiordalisi.
Anche se non ci sono molti bambini da quelle parti, il divertimento è tanto. La libertà che Nadia Budde respira è impagabile e non replicabile in città. Però tutto, davvero tutto, dipende dal meteo. In base a quello si decide cosa fare e come vestirsi. Mai come a Bitterfeld! Lì se tira il vento in una certa direzione ed è nuvoloso piovono gli scarti della vicina industria chimica.
Le previsioni sono affidate a tre sistemi: alla casetta dalla quale, salvo errori, esce la donna quando è bel tempo e l’uomo con l’ombrello quando piove, alle ossa dei nonni e alla radio nazionale. Quest’ultima, antenna permettendo, va ascoltata in religioso silenzio. Ma le comunicazioni radiofoniche omettono dei particolari importanti, come la profondità del Mar Baltico e di alcuni laghi che se attraversati portano ad Ovest.
D’altra parte anche abitare in città, a Berlino Est, non è poi così male. Vivere in un quartiere di neocostruzione vuol dire avere tutt’intorno aree semi-finite, avanzi di materiali edili, cumuli di terra, buche, cemento fresco e tanto tanto fango. Tutto è in continuo mutamento, un andirivieni di camion pieni di materiali, «un martellare, crepitare, cigolare, saldare e montare».
Casa è il modulo n. 3589 all’ultimo piano di un labirintico casermone dove tutti gli appartamenti sono identici. «Abitazioni uniformi per persone uniformi», afferma oggi Nadia Budde, intravedendovi i motivi della caduta del regime e della fine dell’ideologia. La colonna di scarico dell’immondizia finisce in un puzzolente locale in basso. Non mancano l’ascensore, il teleriscaldamento e l’acqua calda.
Nel bel mezzo del palazzo, la sorveglianza: Frau Blücher. A lei è affidato il registro condominiale dove sono riportati tutti i nomi degli inquilini. A lei bisogna denunciare tutti i propri ospiti che vengono dall’Ovest, anche se spesso è già informata ancora prima che arrivino.
Nel quotidiano non si può parlare di certe cose al telefono. Non sia mai che qualcuno ascolti! Un click nella cornetta è il segno inconfondibile. Capita poi di vedere sempre le stesse persone stranamente fisse all’angolo per giorni. E guai a non esporre le bandiere del primo maggio!
È il giorno di quell’importante manifestazione a cui però i grandi non sono per nulla contenti di partecipare. E perché tutti quelli che arrivano dall’Ovest regalano carta igienica? Le percezioni infantili di fronte a fatti e contraddizioni aiutano a trovare le risposte anche ad interrogativi complessi. I piccoli intuiscono e a modo loro capiscono tutto, anche se non sembra.
Per altro, niente parchi giochi e per andare alla nuova scuola, con nuovi compagni, bisogna mettere gli stivali di gomma. Lì si possono captare brandelli di verità fra Luís Corvalan, il Cile e Venceremos, Angela Davis, la signora Margot Honecker dai capelli blu, Cuba e gli occhiali per il Nicaragua. Da alcune presenze meglio tenersi alla larga. Un esempio? I perfidi gemelli Kaiser che capita facilmente di incrociare in cortile.
Per fortuna però a Berlino Est ci sono tanti altri bambini con cui divertirsi e giocare, specialmente al detective. In alternativa basta mettere in moto l’immaginazione e senza difficoltà:
«il secchio è una torre, la scatola un castello, i cuscini del sofà sono il bosco, qui passa una strada, il gatto non partecipa al gioco, il tappeto è il regno. Io sono la bambola bionda, tu quella con i capelli corti».
E i nasi dei bambini, si sa, sono sempre indaffarati. Producono muco verde, reggono brutti occhiali con cerotti per correggere lo strabismo, subiscono botte, graffi, storte, sbiancamenti, oltre all’inserimento di dita e di oggetti vari. Sono nasi di caccole, raffreddori, lentiggini, brufoli, acqua della piscina, ma anche di odori corporei, di olezzi della mensa, di Sangue dal naso ed altre avventure.
Il riconoscibile linguaggio pittorico di Nadia Budde è fatto di personaggi bizzarri, abbozzati e schematizzati, per nulla aggraziati e anzi piuttosto deformati e caricaturali. Hanno espressioni facciali marcate al limite della smorfia, occhi bianchi rotondi con pupille nere e pose scomposte atte ad esprimere emozioni.
È con questo stile caratteristico che la disegnatrice dona vita a tutta la caleidoscopica costellazione di buffi soggetti di Sangue dal naso e altre avventure: bambini, adulti, personalità della politica e della cultura, protagonisti di fumetti, serie TV e film, creature irreali, animali e insetti.
Grazie all’inserimento di pochi e significativi elementi paesaggistici o oggetti scenografici, invece, lascia intendere spazi fisici e le ambientazioni. Berlino Est è tale solo grazie alla Berliner Fernsehturm, la torre della televisione di Alexanderplatz. Il muro che divideva la città compare un’unica volta, in apertura della graphic novel.
Tecnicamente Nadia Budde inizia il suo processo creativo tratteggiando peculiari contorni neri spessi e fluidi ottenuti con pennello ed inchiostro o a pennarello. Successivamente scansiona i disegni e aggiunge colori forti e accesi in digitale. Anche il lettering e il testo fanno parte dell’illustrazione e vengono inclusi nelle tavole direttamente nelle prime fasi di lavoro.
Ricordi personali, selettivi e molto probabilmente anche un po’ rielaborati nel tempo quelli dell’autrice, in cui tutti però si possono rispecchiare, almeno in parte. Una graphic novel deliziosa, consigliata sicuramente ai bambini ma tanto di più a coloro che lo erano una volta e che hanno il desiderio di sentirsi di nuovo tali.
Sangue dal naso e altre avventure cura e accarezza questa esigenza del lettore, spalancando quella porta dietro alla quale tutto è rimasto uguale…
P.S. Vi piacciono le storie autobiografiche d’infanzia che facciano riflettere sulla famiglia, i luoghi in cui si è nati, e pensare a importanti fatti storici di cui si è stati testimoni? Se sì, vi consiglio A testa in giù di Zosia Dzierżawska (Topipittori, 2014). Curiosi? Non vi deluderà.